giovedì 13 marzo 2025

LA PANCHINA

                                        

foto via web

Una panchina vecchia, di legno consunto, sotto un albero antico, di storia ricoperto. Un poeta seduto con sguardo assorto, tra  foglie cadute, nel suo segreto mondo.

La panchina ascolta, i versi sussurrati, parole di dolore, di gioia, d’amore. Il poeta si china, sulla carta stropicciata, tra rime che fluiscono dalla sua penna come un fiume in piena.

Ogni parola è scelta, con cura e passione, un’emozione in ogni espressione. Il vento soffia piano, tra i rami del faggio, portando con sé, un profumo di maggio.

Il poeta respira, l’aria fresca e pura, trovando ispirazione nella natura. La panchina è testimone, di sogni, di tormenti, di lacrime e speranze.

Il poeta si alza, e si avvia con passo leggero, lasciando sul sedile il suo  prezioso poema. La panchina rimane solitaria, silente, ad aspettare impaziente, un altro palpitante cuore. Un altro poeta forse, o un semplice amante, che troverà conforto, nel suo abbraccio invitante.

Il sole tramonta, dipingendo il cielo, di colori vivaci, la panchina silenziosa, nel crepuscolo immersa, custodisce i sogni, di quel  poeta. E tra le foglie secche, cadute a terra, un frammento di poesia, rivela la sua malinconia.

©️ Emyly Cabor

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