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foto via web |
Una panchina vecchia, di legno consunto, sotto un albero antico, di storia ricoperto. Un poeta seduto con sguardo assorto, tra foglie cadute, nel suo segreto mondo.
La panchina ascolta, i versi sussurrati, parole di dolore, di gioia, d’amore. Il poeta si china, sulla carta stropicciata, tra rime che fluiscono dalla sua penna come un fiume in piena.
Ogni parola è scelta, con cura e passione, un’emozione in ogni espressione. Il vento soffia piano, tra i rami del faggio, portando con sé, un profumo di maggio.
Il poeta respira, l’aria fresca e pura, trovando ispirazione nella natura. La panchina è testimone, di sogni, di tormenti, di lacrime e speranze.
Il poeta si alza, e si avvia con passo leggero, lasciando sul sedile il suo prezioso poema. La panchina rimane solitaria, silente, ad aspettare impaziente, un altro palpitante cuore. Un altro poeta forse, o un semplice amante, che troverà conforto, nel suo abbraccio invitante.
Il sole tramonta, dipingendo il cielo, di colori vivaci, la panchina silenziosa, nel crepuscolo immersa, custodisce i sogni, di quel poeta. E tra le foglie secche, cadute a terra, un frammento di poesia, rivela la sua malinconia.
©️ Emyly Cabor
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