Quando ho scritto Attimi, mi sono connessa alla mia anima, un momento di verità pura, in cui le parole non erano solo pensate, ma sentite. E come se la mia anima avesse trovato voce attraverso la scrittura, trasformando emozioni silenziose in versi vivi. In quell'istante, non scrivevo, ero!
Nel silenzio che parlava piano, la pebba ha tremato tra le mie dita, non per timore, ma per la verità che saliva dal cuore, in quel momento non pensavo, sentivo. E la mia anima, nuda e integra si è affacciata sulla pagina come luna sul mare calmo: riflessa, profonda, vera. Così ho scritto Attimi, non con la mente, ma con ciò che resta quando tutto tace, me stessa.
Emyly Cabor
Nel video ci sono le nove tracce dei brani che contengono l'album, da domani su tutte pe piattaforme digitali.
Nell'esperienza umana, il dualismo tra
anima e carne si erge come un tema centrale, una danza eterna tra ciò
che si percepisce come spirituale e ciò che è corporeo. Questa dicotomia
ha affascinato filosofi, artisti e pensatori per secoli, ponendo
interrogativi profondi sulla natura della nostra esistenza e sul
significato che attribuiamo alla vita stessa.
Immagina di
trovarti in una selva oscura, un luogo dove i confini tra realtà e sogno
sembrano sfumare. Lì, l'anima vaga libera, cercando di comprendere il
mondo che la circonda, mentre la carne, il corpo fisico, è ancorato a
terra, limitato dalle sue fragilità e imperfezioni. Questa immagine
evocativa non è solo un prezioso simbolo; rappresenta la lotta continua
tra i desideri materiali e le aspirazioni spirituali.
La carne,
con tutte le sue necessità e sofferenze, ci ricorda costantemente la
nostra mortalità. Ogni giorno, affrontiamo sfide fisiche: la fatica, il
dolore, le malattie, ma anche i piaceri del cibo, del tatto e
dell’amore. Ogni morso di frutta succosa o ogni abbraccio caloroso
risveglia in noi un profondo senso di vita. Tuttavia, questi momenti di
piacere sono effimeri e spesso accompagnati da una carica di malinconia,
poiché ci ricordano che tutto ciò è destinato a svanire.
Dall’altra
parte, troviamo l’anima, la nostra essenza interiore, il nostro io più
vero. Essa ci guida, accendendo speranze e sogni, trasportandoci in una
dimensione oltre il tangibile. È l’anima che ci spinge a cercare
significato, a esplorare le grandi domande dell’esistenza: chi siamo?
Perché siamo qui? Cosa ci attende dopo? Queste domande ci definiscono e
costituiscono il fondamento delle nostre esperienze emotive e
spirituali.
In questo contrasto, l’esperienza umana si
arricchisce di complessità. Quando anima e carne convivono in armonia,
la vita assume colori vividi, e ci sentiamo completi. Tuttavia, questo
equilibrio è fragile e spesso minacciato dalle circostanze esterne. La
società moderna, con le sue richieste incessanti, tende a fare pressione
sulla carne, spingendola verso un ritmo frenetico e consumistico che
ignora i bisogni dell’anima. In un mondo saturo di stimoli, ci
dimentichiamo facilmente di prenderci cura del nostro io interiore.
Le
conseguenze di questo disallineamento possono essere devastanti. Ansia,
depressione, stress: sono solo alcune delle manifestazioni del
conflitto insanabile tra anima e carne che molti di noi vivono
quotidianamente. La corsa verso il successo materiale può portare a una
profonda insoddisfazione, perché senza la connessione con l'anima, anche
il traguardo più ambito può apparire vuoto e privo di significato.
Al
contempo, esiste un modo per ritrovare il proprio equilibrio. Pratiche
come la meditazione, la contemplazione e l’arte possono fungere da
ponti, facilitando la comunicazione tra queste due dimensioni.
Attraverso la meditazione, per esempio, possiamo esplorare la nostra
interiorità, pacificando la mente e aprendoci all’ascolto del nostro
cuore. L’arte, con la sua capacità di esprimere emozioni profonde,
diventa un linguaggio che connette l’anima al corpo, trasformando il
dolore in bellezza.
Pensiamo agli artisti che, attraverso la loro
opera, riescono a trasmettere sentimenti universali. Nei quadri di Van
Gogh, nei versi di Rilke o nelle note di Chopin, possiamo scorgere le
tensioni e le armonie tra anima e carne. Queste creazioni ci invitano a
riflettere, a confrontarci con le nostre esperienze e, in ultima
analisi, a trovare una via per riconciliare ciò che sembra opposto.
In
questo cammino di ricerca, la relazione con gli altri gioca un ruolo
cruciale. Le interazioni umane possono diventare strumenti di
guarigione, capaci di nutrire tanto l'anima quanto il corpo. L’amore,
l’amicizia e la comunità ci offrono sostegno e comprensione,
permettendoci di condividere le nostre vulnerabilità e di sentirci meno
soli nel nostro viaggio esistenziale. Attraverso il contatto umano,
impariamo a vedere l’anima degli altri, e questo spesso ci offre un
riflesso della nostra.
È evidente che il cammino per integrare
anima e carne non è lineare. Ci saranno momenti di confusione, di
conflitto e di crisi. Tuttavia, ogni passo che compiamo verso questa
integrazione ci avvicina a una vita più autentica e soddisfacente.
L’anima, con i suoi sogni e desideri, e la carne, con la sua corporeità e
necessità, possono diventare alleate invece di nemiche, creando
un’armonia unica che celebra la complessità dell’essere umano.
In
conclusione, la riflessione su “tra l’anima e la carne” ci ricorda che,
sebbene siano entità distinte, sono intimamente connesse. La vera
essenza della vita risiede nel riconoscere il valore di entrambe, nel
cercare un equilibrio e nell’imparare a tessere una narrazione che onori
la totalità dell’esperienza umana. Solo così potremo vivere pienamente,
abbracciando tanto la fragilità del corpo quanto la forza dell’anima.
In una piccola cittadina avvolta
da un mistero perenne, dove la nebbia avvolgeva le case come un velo di
silenzio, viveva un uomo di nome Marco. Era un bibliotecario di mezza
età, la cui vita era scandita da parole scritte e storie dimenticate.
Ogni giorno, tra gli scaffali polverosi della biblioteca, Marco si
rifugiava in mondi che non appartenevano alla sua realtà. La solitudine
era diventata la sua fedele compagna, ma dentro di sé custodiva un
desiderio inespresso: scoprire l’ignoto, il fantastico.
Una sera,
mentre tornava a casa, seguì un sentiero poco battuto nel bosco vicino
alla città. Non sapeva perché, ma una forza misteriosa lo spingeva ad
andare oltre. La luna brillava forte, illuminando il cammino con una
luce argentata, e quando si inoltrò tra gli alberi, udì un dolce canto
che si levava nell'aria, ipnotico e misterioso.
Affascinato,
Marco si avvicinò verso la fonte di quel suono. Si trovò davanti a una
radura, dove una creatura incantevole danzava: era una fata, con ali
delicate che scintillavano come stelle. Il suo nome era Lyra, e i suoi
occhi brillavano di una saggezza antica.
“Chi sei tu, mortale,
per intrufolarti nel mio regno?” chiese Lyra, con voce melodiosa ma
ferma. Marco si sentì piccolo davanti a quella presenza, ma la curiosità
prevaleva sulla paura. “Mi chiamo Marco, e sono solo un uomo che cerca
risposte.”
Lyra lo guardò con interesse. “Risposte? Le domande
degli uomini sono come ombre nel buio. Non tutte possono essere
illuminate.” Tuttavia, Marco non si arrese. Raccontò alla fata delle sue
solitudini, dei sogni di avventure e dei misteri che cercava invano nel
suo mondo grigio.
Colpita dalla sincerità dell’uomo, Lyra decise
di aiutarlo. “Ogni uomo porta dentro di sé una luce, anche se a volte è
nascosta. Ti guiderò verso di essa, ma ricorda: la verità può essere
inquietante.” Con un gesto delle sue mani, creò un sentiero luminoso nel
bosco. “Segui questa via, e troverai ciò che cerchi.”
Marco
accettò l'invito e, insieme a Lyra, si addentrò nel regno delle fate. La
strada era costellata di meraviglie: fiori che cantavano melodie,
alberi che raccontavano storie e ruscelli che rispondevano a domande mai
poste. Ogni passo lo avvicinava a una realtà nuova e sorprendente.
Dopo
un lungo cammino, giunsero a un lago cristallino, dove l’acqua
rifletteva il cielo stellato. “Qui,” disse Lyra, “troverai la tua luce.”
Marco si avvicinò all’acqua e, guardandosi dentro, vide non solo il suo
volto, ma anche le esperienze della sua vita: le sue paure, le sue
speranze e i sogni mai realizzati. Comprese che la chiave per
illuminarli era accettarle e cambiarle in qualcosa di concreto.
Ma
mentre contemplava, un’ombra oscura si manifestò sopra il lago. Un
antico spirito maligno, geloso della luce che si stava risvegliando in
Marco, emerse per fermarli. “Non lasciarti ingannare! La tua luce ti
porterà solo dolore!” esclamò.
Lyra, proteggendo Marco, si oppose
all’oscurità. “La luce è la vera essenza dell’essere umano. Ne hai
paura, perché non la comprendi.” La fata e lo spirito ebbero uno
scontro, un vortice di energia che illuminava il lago e tremava
nell’aria.
Marco, assistendo alla battaglia, sentì crescere
dentro di sé una forza. Con coraggio, prese la parola. “La mia luce è la
mia verità, e io non ho paura di affrontare ciò che sono!” Queste
parole riecheggiarono nell’aria, e una luce intensa si sprigionò dal suo
cuore, dissolvendo l’oscurità.
Lo spirito, sopraffatto, svanì in
un urlo straziante, mentre il lago riprendeva la sua calma. Lyra si
voltò verso Marco, orgogliosa. “Hai trovato la tua vera essenza. Ora la
tua vita prenderà forma, sarà piena di avventure e di significato.”
Con
un ultimo sorriso, la fata svanì nella luce della luna, lasciando a
Marco un dono: un piccolo cristallo che brillava con la luce che aveva
liberato. Tornato a casa, sapeva che la vita non sarebbe stata più la
stessa. Da quel giorno in poi, Marco si dedicò a scrivere, a esplorare e
a condividere la sua storia, portando la luce in ogni angolo del suo
mondo.
E così, la sua avventura cominciò, non più come un
bibliotecario solitario, ma come un narratore di meraviglie, custode di
segreti e di misteri, pronto a scoprire e rivelare la magia che esiste
in ogni cuore.